mercoledì 13 febbraio 2013

Tutorial: Come ti divento insegnante


Premetto subito: questo è un OT. Per mia nonna che mi segue con affetto dal suo IPad, OT significa Off Topic, cioè questo post non è conforme alle regole del blog, ma dato che sono l’unico a scriverci: chissenefrega (ma vi prometto che dalla prossima volta tornerò a parlare di Letteratura in senso stretto).

Visto che ultimamente si fanno tutorial su tutto, dalla torta di mele alla bomba a neutroni (tra l’altro il procedimento è abbastanza simile), quest’oggi voglio illuminarvi su come si diventa insegnanti.
Lo so che può sembrare strano, ma l’iter preciso l’ho scoperto solo la settimana scorsa, in un attacco di lucidità improvvisa, ma che fortunatamente si è subito dileguato.


Chi ha intenzione di diventare insegnante normalmente crede che basti iscriversi all’università, laurearsi, fare un po’ di pratica privatamente, quei ventiquattro/venticinque anni di supplenze… et voilà a settantacinque anni, senza che nemmeno ve ne siate accorti, siete diventati insegnanti di ruolo e potrete fare progetti per il futuro, sempre che l’artrite reumatoide ve lo permetta.
Semplice, semplice, no?


Invece non è semplice proprio per niente. La procedura corretta è custodita peggio dell’antico vaso dell’Amaro Montenegro. La leggenda narra che sia scritta su una pergamena fatta di pelle di insegnanti di sostegno, vergata per mano dell’ex ministro Fioroni con sangue di supplenti e sapientemente occultata in un tunnel segretissimo sotto il Gran Sasso, che collega l’Abruzzo alla Svizzera, la cui esistenza è stata rivelata solamente poco tempo fa dalla Gelmini.

Stavo per desistere ma, proprio mentre cercavo di fare un efficientissimo aeroplanino con la mia pergamena di laurea (fare lo scientifico mi è servito a qualcosa), mi è venuta un’illuminazione: «E se chiedo al sindacato?».
Per ovvie ragioni non dirò a quale sindacato mi sono rivolto, anche perché senza un particolare tipo di navigatore satellitare attualmente in dotazione alla NATO difficilmente potrete trovarlo. Dopo aver percorso una decina di volte la strada che mi era stata indicata, finalmente lo trovo: un palazzone in cui ci sono le sedi di varie associazioni.


Una volta entrato nell’androne mi dirigo sicuro verso l’ascensore e, mentre inveisco contro una divinità assiro-babilonese perché non riesco ad aprirlo, mi si avvicina una vecchina dolce, di quelle simpatiche e affabili come un principio di emorroidi il giorno in cui hai deciso di andare al maneggio.
«Guardi, che l’ascensore è solo per i condomini. Ci vuole la chiave per aprirlo»
«Ah, mi sa dire a che piano si trova il sindacato XXX?»
«Undicesimo».


Appena ripresomi dalla svenimento provocato dalla notizia che la gentile vecchietta mi aveva dato non senza un pizzico di malcelato sadismo, ho cominciato a salire le scale.
Ora, non so se abbiate presente cosa significhi salire fino all’undicesimo piano di un palazzo, vi dico solo che nel tragitto ho incontrato due Autogrill e all’altezza del sesto piano un signore ha cominciato a seguirmi e a battere le mani, incoraggiandomi come si fa con i corridori al Giro d’Italia.

Raggiunto l’undicesimo piano vedo due porte separate solo dall’ascensore maledetto: una era quella del sindacato, l’altra di una delegazione di Confindustria.

Provenendo da un’educazione di tipo classicista, ed essendo perciò abituato a trarre gli auspici dalle stelle, dal volo degli uccelli e da varie frattaglie di animali, non prendo come buon segno il fatto che dalla porta di Confindustria si sentano risate e persino una musichetta, mentre quella del sindacato giace sotto un silenzio tombale.

Prendendo il coraggio a due mani finalmente entro, vorrei dire «Permesso?» con un certo contegno, ma dato che soffro d’asma dopo undici piani sembro Darth Vader di Star Wars.

Ad accogliermi trovo un simpatico sindacalista con la tipica faccia dello schiavo egiziano costretto a portare i massi per la costruzione della Piramide di Cheope, sintomo inequivocabile degli anni di angherie subite dalla burocrazia. Mi fa accomodare alla scrivania.

Sindacalista: «Allora, in cosa posso esserle utile?»
Io: «Sono un neolaureato e vorrei sapere come si diventa insegnanti»
S: «…»
Io: «Ehmm»
S: «…»
Io: «(Colpo di tosse)»
S: «…»
Io: «(Mi guardo intorno)»
S: «…»


Adesso, l’ostinato silenzio del sindacalista e il suo stato di trance apparente potevano essere interpretati in due modi:
  1. Evidentemente fa parte anche lui del complotto e vuole mantenere il segreto del tunnel del Gran Sasso
  2. Sta ripensando al fatto che a quarantacinque anni è ancora costretto a fare le supplenze in un paesino del Molise che deve raggiungere a dorso di mulo cinque giorni a settimana, mentre suo cugino architetto vive a Los Angeles con una modella brasiliana

Non so perché, ma credo che il pensiero prevalente fosse il secondo.

A un certo punto finalmente decide di rompere il silenzio e mi risponde serafico:

«Appena esce il concorso fallo»
«Si, ma non ho fatto il TFA»
«Fallo lo stesso, tanto poi si fa ricorso»

Per chi avesse poca dimestichezza in fatto di concorsi pubblici, cerco di spiegare quel poco che ho capito:

  • Il Ministero ha indetto il famoso Concorsone che avrebbe dovuto dare una cattedra a dodicimila insegnanti abilitati
  • Gli insegnanti non abilitati e i neolaureati hanno fatto ricorso perché, essendo un concorso pubblico, non dovrebbe escludere solo in base ad un’abilitazione persone che hanno lo stesso titolo di studio (ma stiamo parlando in linea teorica)
  • A questo si aggiunge che invece di fare il concorso bastava assumere i precari della scuola, senza contare che ci sono persone che hanno vinto il precedente concorso del 1999 e ancora devono vedersi assegnata la cattedra


Se state pensando «Evvai, mo faccio il concorso senza TFA», smorzate subito l’entusiasmo: potete essere dei geni quanto volete, ma senza i punti supplementari (la definizione è mia) non riuscirete a passare nessun concorso.  
Come si acquisiscono questi punti?

  • Facendo dei master: prezzo di partenza 1000 euro, fino a 22.000 euro (gli zeri sono giusti, avete capito bene). Danno diritto a sei punti
  • Corsi di perfezionamento: costano qualche centinaio di euro, ma danno diritto solo a tre punti
  • Esperienza: ogni 180 giorni di insegnamento in una scuola danno diritto alla bellezza di dodici punti

Chiariamo ora un po’ di cose: master e corsi di perfezionamento sono per lo più erogati da privati (ma và?), spesso anche quando sono sotto il patrocinio di un Ateneo (ma ri-và?).

L’esperienza è fondamentale, ci sono diversi modi per farsi assumere da una scuola privata:

  • Presentare la MAD (Messa a disposizione) un modulo in cui ci si mette a disposizione della scuola indicando la classe di insegnamento. Il problema è che spesso anche le scuole private preferiscono attingere dalle graduatorie, quindi quello delle MAD è un sistema che porta benefici solamente al vostro psicoterapeuta (non ce l’avete ancora? Ce l’avrete, ce l’avrete…)
  • Aspettare che si aprano le graduatorie di istituto (le prossime sono previste per il 2014), ma anche nel caso riusciste a rientrare in graduatoria avrete il posto assicurato solo per tre anni
  • Lavorare GRATIS. Curiosamente le scuole private quando sentono che pur di fare punteggio siete disposti a lavorare gratis vi spalancano le porte, vi abbracciano, aprono lo spumante, uccidono il vitello grasso per il figliol prodigo. Così in cambio dei dodici punti dovrete lavorare almeno 180 giorni e a fine mese firmare una busta paga di 1200-1300 euro, di cui però non vedrete mai un centesimo, con forti conseguenze per il vostro fegato che si ingrosserà come la camera d’aria di un trattore

In verità ci sarebbe un terzo metodo: Lavorare PAGANDO. Se siete fortunati la scuola privata vi farà pagare solo i contributi (30-40 euro mensili), altrimenti vi farà pagare anche il “servizio” che vi offre (i dodici punti) e qui la tariffa varia da 150 a 200 euro mensili (parlo per esperienza personale). Questo “servizio” che da noi è ampiamente condiviso e apprezzato, in altri Paesi ha un nome specifico: peculato. 

Giusto per dare a questo post l'aspetto di un vero tutorial, faccio una breve ricapitolazione, e allora:





La mia reazione una volta acquisite queste informazioni è stata di vivo sgomento e per non cadere nel triviale vi propongo la versione edulcorata del successivo scambio di battute fra me e il sindacalista:

Io: «Perbacco! Bisogna essere ben birichini per mettere in essere siffatte regole»

Sindacalista: «Talvolta chi legifera non lo fa con la sede dell’intelletto, ma con organi che presiedono a ben altre funzioni. È per evitare simili inconvenienti che in alcune religioni praticano la circoncisione»


Inutile dirvi che dalla sede del sindacato sono uscito che somigliavo anch’io a uno schiavo egiziano addetto alla Piramide di Cheope. La mia faccia era talmente sconsolata che il signore del Giro d’Italia, mentre scendevo le scale, ha cominciato a farmi pat-pat sulla spalla.


A questo punto della narrazione ci starebbe bene il colpo di scena, la trovata geniale, ma da quello che ho capito la stanno aspettando tutti gli aspiranti insegnanti.
L’unica cosa che possiamo sperare è che Chuck Norris abbia un figlio laureato in filosofia del linguaggio all’Università di Cassino e si decida una buona volta a far saltare quel maledetto tunnel sotto il Gran Sasso.


Nel prossimo post torno a parlare di Letteratura. Mi sa che è meglio.

4 commenti:

  1. Approfitto del tuo recente acculturamento per farti una domanda: ma se io riuscissi a specializzarmi e a fare il tfa e con una gran botta di...fortuna(!) uscisse di nuovo un altro concorso, in che modo il punteggio di master o esperienza potrebbero contare? pensavo che fossero cose necessarie prima, quando l'insegnamento avveniva per graduatorie, ma ora? hanno ancora un valore? se io per botta di...culo(pardon, ma sì, ci starebbe!!) lo superassi, che valore avrebbero tutti quei punteggi?
    Spero di non essere stata molto contorta!

    Complimentoni per questo blog, è davvero stimolante!!

    Caterina

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    Risposte
    1. Innanzitutto ti ringrazio per i complimenti (ma ti avrei risposto lo stesso anche senza :D), la domanda è chiarissima.
      I punti accumulati con master ed esperienza a quanto pare sono più importanti di prima: già, perché quando vai a fare un concorso e mettiamo che tu e altre 10 persone totalizzate 100 punti(non so come funziona il meccanismo)passa il turno (stile Miss Italia) quella che ha più master, esperienza, ecc... cioè quella che ha accumulato più punti "supplementari". Inoltre il meccanismo non premia assolutamente chi ha un voto di laurea maggiore (almeno nelle prime fasi del concorso), quindi puoi laurearti con 110 lode, bacio accademico, dignità di stampa, elevazione a venerabile, ma se la tipa che ti sta a fianco che si laureata al Cepu con il minimo sindacale, ha fatto tre master ti scavalca alla grande.

      Spero di aver chiarito i dubbi e di non averti affossato definitivamente il morale.

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    2. Grazie mille! Ora però avrei un'altra domanda...hai una corda da prestarmi?? XD

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    3. Devi guardare il lato positivo: puoi dire "Vuole anche un Happy Meal?" in endecasillabi; salire su Billy, la scrivania Ikea che stai montando e esclamare "Oh Capitano, mio capitano". Come vedi una laurea in Lettere non è del tutto inutile.

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